Biografia Renato Carosone - Seconda parte

La seconda parte della vita di Renato Carosone è segnata dall'incontro con Sandrino Aquilani, quello che diventerà suo grande amico e il produttore della sua seconda giovinezza artistica.

Da quel lontano 7 settembre del 1959, quando durante la trasmissione televisiva "Serata di gala" presentata da Emma Danieli, Renato Carosone annuncia a sorpresa il suo ritiro dalle scene con queste parole: "Ritengo che il mio genere sia ormai superato, è stato un piacere, addio amato pubblico”.

Fatta eccezione per il ritorno alla Bussola di Sergio Bernardini nell'anno 1975, la nuova vita artistica di Renato comincia nel 1982 con Sandrino Aquilani.

Renato è ospite di una serata di beneficienza organizzata da Massimo Natili e Socrate Sensi presso il cinema Azzurro di Viterbo. Qui Natili presenta a Sandrino il Maestro, lo presenta come un industriale del legno e questo piace subito a Renato, che dedito alla pittura vorrebbe delle cornici esclusive per i suoi quadri.

La settimana dopo Renato è presso lo stabilimento dei F.lli Aquilani, familiarizza con il papà di Sandrino, Onorato, come si fossero conosciuti da sempre,  indossano tutti e due il camice verde con la scritta F.lli Aquilani e si mettono al lavoro per realizzare le cornici "esclusive e semplici" come nel desiderio espresso del Maestro. Un chitarrista di Sutri, detto "baffone" per i suoi grandi baffi, viene a trovare Sandrino e alla vista del Maestro rimane sorpreso, evidentemente emozionato quanto confuso dall' inaspettato straordinario incontro, esclama "Buscaglione!", Renato non si scompone per nulla e con la sua proverbiale ironia risponde "non ancora". Tutto finisce in racconti e risate.

Nello spazio temporale tra il 1959 e il 1982 Renato ha fatto molte esperienze, alcune disastrose, tanto, mi confiderà poi, da portarlo sull'orlo del suicidio. Investimenti sbagliati come l'acquisto di terreni alle Seychelles, costruttore a Milano di appartamenti invenduti per una delle tante crisi dell'edilizia. Fonda anche una etichetta discografica la "Stereo", ma guarda caso su dischi posti in commercio dalla Stereo compare la scritta "Lettera A", proprio il nome della casa discografica di Sandrino Aquilani, che nutre una grande passione per la musica e per hobby fa il discografico.

Passa il tempo e l'amicizia tra i due si rafforza sempre di più, sono in piena sintonia, si ritrovano sovente  a Vetralla, al Castello Vinci, casa di Aquilani, davanti a tavole imbandite cui seguono sempre lunghe notti davanti a un pianoforte bianco e un Carosone sempre "divertito" a suonare per gli amici.

C'era un segno del destino che colpisce i due nuovi amici, ma nessuno lo rivelò subito, e lo tenne per sé, come quasi a non volerci credere.

Ormai la confidenza era tale che i due cominciarono a parlare anche di musica, ma soprattutto del passato, e Sandrino notava una certa nostalgia nei racconti, come se ci fosse nell'anima del Maestro la sensazione di un percorso incompiuto. I tempi erano cambiati, i dischi in vinile presto sostituiti da Compact Disc, le sonorità delle registrazioni tecnicamente favolose.

Renato: "sai Sandrino, ai miei si registrava con delle tecniche che oggi fanno sorridere,  superate, si stampavano i dischi con le matrici di cera, non c'era la profondità e la potenza dei suoni di oggi".

Sandrino: "ma questo non ti ha impedito di fare delle tue canzoni grandi successi, e di scrivere la colonna sonora degli anni della crescita dell'Italia e degli italiani, e se non proprio cancellare almeno attenuare le tante ferite inferte da una guerra lunga, sanguinosa, fatta di lutti e danni alle coscienze di tutti gli uomini ".

Renato: "Sandrì, mi sembra di non avere fatto nulla, guarda come sono ridotto, quasi dimenticato, anche le mie canzoni sono entrate a far parte di un passato che è fatto solo di ricordi....".

Sandrino: "Renato, tu  non ti rendi conto di quello che sei ed hai rappresentato per tante generazioni, hai fatto ballare, sorridere, innamorare, e sei nel cuore del tuo pubblico, e non solo di quello napoletano, ma del mondo intero".

Renato: "ma che dici! Sei troppo buono e mi vuoi troppo bene per non parlarmi così, la verità è più triste di quello che appare".

Sandrino: "Io ti osservo, quando suoni e canti seduto e con le tue mani sulla tastiera del mio pianoforte bianco, traspare in te tanta di quella voglia e di quell'energia che potresti "ricominciare" domani mattina e come se non avessi mai smesso di fare musica. I tuoi ammiratori, vecchi e nuovi, ti accoglierebbero con l'entusiasmo di sempre, solo che ti sei nascosto ..... ma semmai decidessi di riprendere a fare musica, hai a disposizione la mia "Lettera A" edizioni musicali e discografiche, giovane ma pronta all'uso".

Sandrino racconta: "la cosa finisce lì, e parliamo, discutiamo, durante gli spostamenti in macchina, da Bracciano a Cura, da Cura a Bracciano, da Bracciano a Roma e così via durante le serate passate insieme con gli amici.

Era una domenica mattina, squilla il telefono, rispondo, è Renato, "Sandrino ciao, che fai di bello, sei libero, verresti a Bracciano che ti devo parlare...".

Sandrino pensa: "credo che stia per accadere quel qualcosa, che in cuor mio avevo sempre sperato". Prendo la macchina e in mezz'ora sono a casa di Renato. Saluto Lita, sorridente e gioviale come sempre, e ci appartiamo nello studio di Renato per parlare.

Renato: " Sandrì, scusa se ti ho scomodato di domenica mattina, ma come sai ho partecipato a quella trasmissione televisiva "A...come Alice" (ed io penso e dagli con questa lettera "A", bene,  la mia, tra le quattro trasmissioni della serie, è stata scelta dalla Televisione Italiana per rappresentare l'Italia al Festival delle TV in Lussemburgo, ed io concludo questa trasmissione con "Io tengo n'appartamento" che tu hai sentito molte volte nelle serate a casa tua.

- Io lo incoraggio .... Renà, che mi vuoi dire ....

- E' che mi sembra un delitto andare in Eurovisione con una canzone che non è incisa su disco, né in commercio, non credi?

- Certo che lo credo, ti ho ripetuto più volte, se hai voglia tra un quadro e l'altro di rifare musica, ci sono qua, io e la mia Lettera A...dimmi di quello che hai bisogno e quando vogliamo cominciare.

Renato si illumina: "beh, uno studio di registrazione, dei bravi musicisti, un batterista, un chitarrista, un percussionista, e qualche intervento sporadico di un sassofono, dei cori... al pianoforte e alle tastiere, agli arrangiamenti penso io ....

Abbiamo a portata di mano il Pomodoro studio di Sutri, dove già registrano artisti della RCA Italiana e di altre case titolate, subito contatto Derek Wilson il batterista di Riccardo Cocciante, Massimo Buzzi il batterista di Claudio Baglioni, il chitarrista dell'orchestra stabile della RAI Michele Ascolese, il percussionista Mario Di Staso, il bassista Dino Kappa, il chitarrista Mike Brill, il sassofonista "espressamente napoletano Tonino Balsamo, si doveva sentire il cuore di Napoli, dice Renato.

In un mese è pronto il primo disco, un 45 giri con due nuove canzoni di Carosone che segna il debutto di Sandrino Aquilani come produttore ed entra in commercio su etichetta "LETTERA A" distribuito dalla CGD di Milano.

Ci prendiamo gusto e nasce in poco tempo l'LP Carosone '82, tutte canzoni nuove e un paio di rielaborazioni.

L'inaspettato ritorno viene accolto con curiosità e come una piacevole sorpresa, un artista del calibro di Renato Carosone non poteva restare ancora nel limbo del mondo della musica, troppe le cose ancora da dire e da dare al suo vasto pubblico che non ha dimenticato, pubblico Nazionale e Internazionale.

La promozione del disco porta Renato ad essere ospite di trasmissioni importanti, tra le tante Blitz di Gianni Minà e una giovanissima Milly Carlucci. A Padova alla Penna d'Oca organizzata da Vittorio Salvetti, poi in Spagna dove il disco entra subito in classifica al 13° posto per risalire in poche settimane ai primissimi posti.

Renato sembra tornato bambino, è ricco di energia e di entusiasmo, facciamo nuovi progetti, nuovi programmi, vuole l'attualizzazione delle sonorità, della sua voce, fare moderni gli arrangiamenti. Entriamo in sala di registrazione con i musicisti ormai affiatai e in sei mesi rifacciamo tutto il suo repertorio, più di quaranta successi.

Un cofanetto con quattro LP e un album viene posto in commercio, sempre distribuito dalla CGD, e si rinnova il successo del grande Maestro.

Renato è di nuovo lanciatissimo, Sandrino lo segue in tutti i suoi concerti, e a Napoli al Teatro Politeama per il centenario di E.A Mario.

Partecipo all'incontro con il comitato organizzativo a casa della sorella Olga, presente anche il fratello Ottavio. Il comitato presieduto da Beppe Barra punta ad avere due personaggi di statura internazionale, appunto Carosone e poi Domenico Modugno.

Carosone con quel suo fare sornione, spiega che se c'è Domenico Modugno ritiene superflua la sua presenza, fintanto che non porta il comitato a rinunciare a Modugno e scegliere Carosone ed avrebbe partecipato la Banda Musicale della NATO.

La serata è magnifica, non avevo mai visto dietro le quinte un Carosone così testo ed emozionato, camminava nervosamente avanti e indietro e mi incrociava con lo sguardo come a dirmi "ci siamo Sandrì, sono di nuovo il figlio prediletto della mia Napoli, la più bella. Ricordo che dopo aver cantato i suoi più grandi successi, annuncia che in onore di E.A Mario eseguirà al pianoforte una sua versione del Piave, tra l'altro in procinto di sostituire Fratelli d'Italia come nuovo inno italiano. Il teatro sprofonda in un silenzio mistico direi, si percepiva una compostezza unica, e alle prime velate note del Piave il pubblico si alza tutto in piedi come a celebrare i suoi figli e la sua storia. Sento ancora i brividi di quel momento.

Renato è sempre più lanciato, tanto che oltre al rinnovato successo artistico arriva anche il premio economico, e i diritti Siae ormai ridotti al lumicino fanno un balzo e tornano all'altezza della sua fama.

Sandrino Aquilani dirà: "Ho conosciuto un ragazzo di 62 anni Portavo il calzoncini corti e le strade erano ancora tutte assolate e polverose, le poche case senza intonaci e nei giardini cespugli di rose selvatiche e fiori di campo trapiantati. Non sapevo ancora di fare parte della generazione che avrebbe vissuto i miracoli di un progresso impaziente e irrefrenabile. La radio c’era già, la televisione, i juke-box, i giornali, si facevano largo senza bussare. Sono passati circa trent’anni e la storia la conosciamo tutti. Accadimenti e date da enciclopedia ve ne sono a iosa; ma per una carrellata di ricordi la migliore colonna sonora resta sempre la canzone; bastano due note, una frase, una voce e sei lì a rivivere quell’attimo, quell’ora, quel giorno, quell’anno. Forse è per questo che quando ho incontrato Renato Carosone per la prima volta ho provato la sensazione di averlo conosciuto da sempre, una congenita passione per la musica ha fatto il resto. Sere piene d’allegria davanti a un camino acceso, un buon bicchiere di vino, parole, ricordi, l’immancabile pianoforte ed ogni volta era già mattino. Oggi, dopo Renato Carosone aver lavorato insieme a lui per mesi nella realizzazione di questa “collection”, con l’entusiasmo e l’armonia di due “amanti” come Renato ha scherzosamente sottolineato a fine lavori, credo di avere l’esatta misura del valore dell’uomo e dell’artista: l’uomo consapevole fino all’eccesso dei veri valori della vita e l’artista che ha saputo mirabilmente conciliare e mettere in atto intendimenti che in altri troppo spesso restano tali. “Renà astipete ‘a cannela che ’a processione è longa” gli ripeteva sempre suo nonno e Renato ha capito molto bene la lezione. Ho visto un simpatico vecchio ragazzo dare lezioni di coraggio. L’ho visto alle prese con i giovani musicisti, sulle prime perplessi e un po’ disorientati, ma che dopo quattro battute suonavano divertiti un genere che sembrava confezionato per la loro pelle; l’ho visto spiegare le parti senza mai perdere il suo controllo o ricominciare da capo un pezzo, un missaggio già ultimato, sempre col sorriso sulle labbra. L’ho visto arrivare in studio con gli occhi gonfi dopo una notte insonne, trascorsa a riascoltare il lavoro del giorno prima, l’ho visto “fare la voce” (come si dice nel frasario degli addetti ai lavori) di una canzone, tutto d’un fiato strabiliando chi dal banco di regia era abituato a cucire un “pezzo” parola per parola, frase su frase. O anche consumare sigarette con l’ansia di chi sta per diventare padre; sorseggiare un caffè, pieno di soddisfazione, come chi ha appena tagliato per pri- 35 mo il filo di una traguardo, ma sopra ogni cosa “Entrare in sala di registrazione dopo tanti anni - dice Renato - è stata un’esperienza straordinaria e inedita, oltre a rivivere tutta una vita con ansie, timori, speranze, successi, attraverso le mie canzoni, ho potuto “rispolverare” tutto il mio repertorio ed è con immensa gioia che oggi ascolto la mia voce, la mia musica, nettata dei difetti di registrazione dovuti alle apparecchiature dalle prestazioni certamente limitate che erano quelle di un tempo”. Non credo ci sia puntina di giradischi che non abbia “solcato” le sue canzoni, o giornale che non abbia “parlato” di lui, eppure la sua semplicità è un modello; il pubblico ha sempre risposto alle sue bordate di simpatia; e lui ha saputo ripagarlo. Non so disegnare, ma provo a fargli un ritratto a carboncino: una trascurabile calvizie lascia scorgere una “voglia di sorriso” che si estende dalla fronte al mento, è portatore sano di un “virus” contagioso: il buonumore. Ha un’amante (la moglie lo sa) si chiama “musica”. Ottimo domatore, è il pianoforte il suo purosangue preferito, che conosce in tutti i suoi segreti. Intorno a se un ambiente che indossa con il gusto e l’eleganza di un vestito di Dior".

Canzoni nuove dopo 22 anni.

Renato raggiante mi comunica che la sua puntata del programma televisivo “A come Alice” con Claudia Vegliante è stata scelta per rappresentare l’Italia al festival Europeo dei Programmi Televisivi. Sai è un programma molto seguito, ed è un vero peccato non avere un disco con il pezzo che sarà la sigla finale della puntata, sullo sfondo i grattaceli di New York ed io che canto al pianoforte “Io tengo n’appartamento”. Inizia così il “Carosone 82”, il 33 giri conterrà dieci pezzi, dei quali otto nuovi, “Nu sassofono americano” nasce addirittura in studio di registrazione. Tra una pausa o un week-end trovavamo il tempo di partecipare a trasmissioni televisive e radiofoniche o rilasciare interviste. Trasmissioni con Gianni Minà, con Milly Carlucci, con Rita Pavone, con Bruno Modugno, Maurizio Costanzo, Vittorio Salvetti, Ezio Stinchelli. Intanto in Spagna, dopo una apparizione televisiva, il Carosone 82, entra in classifica tra i dischi più venduti e ci rimane per molte settimane. Uno dei pezzi dell’album, “Io tengo n’appartamento”, viene inserito nella colonna sonora del film Sublet opera prima di Mrs. Jesus Gutierrez, prodotta dalla nota casa cinematografica spagnola “Fernando Trueba”. Ogni partecipazione era selezionata e preparata con cura, ricordo al Metropolitan di Napoli la serata dedicata a E.A. Mario, al secolo Giovanni Ermete Gaeta, Renato dopo aver eseguito i pezzi più famosi del suo repertorio, si siede al pianoforte ed intona le note del Piave, allora in predicato di diventare il nuovo inno d’Italia; tutto il pubblico si alza in piedi sull’attenti, in un silenzio quasi mistico. Una sensazione straordinaria quanto indimenticabile, interrotta solo dall’applauso scrosciante del pubblico. Era la sera del 24 maggio dell’anno 1982 ricordo ancora con immenso piacere l’incontro conviviale a casa di Giuseppe Barra, tra i responsabili dell’organizzazione del concerto celebrativo dei cento anni dalla nascita di questo grande artista napoletano. Renato nutriva per lui una stima profonda, per questo aderì ben volentieri all’invito di partecipare quale protagonista in una manifestazione che aveva tra gli ospiti anche la banda musicale della Nato. Molto bella la lettera della figlia Bruna Catalano Gaeta, che scrive a Barra, “dolente per non poter essere presente”, e per esprimere compiacimento per la presenza del M° Renato Carosone.

Dove eravamo rimasti?

In forma smagliante, con la inesauribile carica di entusiasmo che lo accompagna per tutto il mondo da oltre mezzo secolo, trascina le folle di ammiratori ad ogni sua esibizione. La sorpresa viene dai giovani che lo scoprono per la prima volta. Dopo il “pre-debutto” di Gaeta datato 22 dicembre 1987, ha già toccato Milano, Firenze, Lecce, Taranto, Napoli e altre tappe lo attendono prima di varcare i confini per il tour d’oltreoceano. Assistito dall’organizzazione di Totò Jacopone, Renato si appresta a dare un esempio di longevità artistica che non ha riscontri. Nuove canzoni, nuovi e moderni arrangiamenti, dialogo con il pubblico, aneddoti musicali inediti, tutto offerto in confezione “simpatia”. La sua presenza si fa sentire anche nel campo discografico, con la nuovissima emissione del primo “compact disc” che raccoglie venti pezzi di successo. Edito dalla BMG Ariola nella serie “Flashback”, con il titolo quanto mai appropriato di “Canzonissime”, sono le nuove registrazioni effettuate con il nuovo discografico e produttore Sandrino Aquilani.

Ma Sandrino ha anche una sua attività da lanciatissimo industriale del legno e deve rallentare nel seguire il Maestro che ormai è ricercatissimo e tocca di nuovo i teatri e le piazze più belle d'Italia. Comunque lo segue in molti concerti.

Parte il Tour 1988 e tocca:

Teramo (05-01-88)

Taranto (28-01-88)

Taormina (29-07-88)

Castiglioncello (07-08-88)

Versiliana (27-08-88)

Montesilvano (20-09-88),

Catania (13-12-88)

Torino 17-12-88)   

Bagni di Lucca (21-12-88)

Bergamo (28-12-88)

Cagliari (Tour 88)

Poi il Tour 1989 e tocca:

Mirabella (09-01-89)

Bologna (18-01-89)

Firenze (24-01-89)

Mestre (01-02-89)

Scafati (10-04-89)

Fiuggi 23-09-89

Poi ricordo:

Roma, Napoli, Milano, Bergamo, Lucca, San Giovanni Valdarno, La Spezia (88-89) Acerra, Varese, Lignano Sabbia d'Oro, Altomonte, Terni, Formia. Senza contare le numerosissime apparizioni televisive anche all'estero.

Proprio nell'anno 1989 succede una bellissima cosa, Carosone a Sanremo. Ma è proprio qui che Sandrino prova una prima amara delusione, Renato va con una canzone scritta per lui da Claudio Mattone, 'Na canzuncella doce doce", a Sandrino spetterebbe come discografico la pubblicazione del disco e un riconoscimento editoriale per la Lettera A. Niente di tutto questo, Renato non sostiene la richiesta di Sandrino che viene escluso da tutta l'operazione. Il dispiacere non è per il fatto economico, cui Sandrino è stato sempre molto disincantato e proteso a curare gli interessi del Maestro, ma quello che brucia è la brutta figura con la RCA Italiana, che allora distribuiva l'etichetta Lettera A, subentrata da tempo alla CGD di Sugar e Caterina Caselli.

Infatti con la RCA Italiana poi diventata BMG "tedesca", Sandrino aveva ricreato un felice fatto editoriale, con la pubblicazione di molti dischi di Renato, tra cui il primo CD con il titolo "Canzonissime". Quando Sandrino gli portò la prima copia del disco a Roma nella casa in Via Flaminia, Renato era visibilmente soddisfatto, tanto da abbracciare Sandrino ed esclamare guardando Lita e sventolando il disco a mo' di bandiera: "Habemus Compact Disc!".

Altro grande traguardo la pubblicazione l'Album di Napoli sempre, un cofanetto con tre LP dedicati ad altrettanti artisti napoletani e non, una Napoli fatta di canzoni come vista da Renato Carosone, Peppino Di Capri, Roberto Murolo, Mario Merola, Mina ed Iva Zanicchi. Sandrino ne conserva ancora una copia gelosamente come tanti altri dischi della prima e della seconda era "carosoniana".

Sandrino non ne fa un dramma, vuole troppo bene a Renato, che nel frattempo aveva tenuto a battesimo e fatto da padrino al primo figlio Giorgio Onorato, dicendo "a Giorgio ci penso io, gli insegnerò a "buttare" le mani sul pianoforte come piace fare a me".

Giorgio cresce, si appassiona al pianoforte, e oltre che al Castello, gli da lezioni quando spesso lo accompagno a Roma perché intanto Renato aveva deciso di vivere, anche su richiesta di Lita, in una città meno isolata che quella di Bracciano.

Renato voleva imparare ad usare il computer, dove tra l'altro Giorgio era preparatissimo, così si davano lezioni l'un con l'altro.

Un fatto curioso ... anzi due ... un giorno,  fatti i miei giri di lavoro su Roma, passo a riprendere Giorgio, e li trovo ancora al pianoforte, mi viene naturale chiedere come è andata al computer, e Renato mi dice: "e come va ... è che a un certo punto mi sono ribellato e ho detto cumpariè.... andiamo sull'altra tastiera dove ci capiamo tutti e due, qui ci capisci solo tu .... e mi pare di capire che non fa per me".

Un'altra volta si innamora di una macchina fotografica digitale, una delle prime poste in commercio e che Giorgio già manovrava con disinvoltura: mi disse la voglio anch'io, me la comperi per favore, la voglio uguale a quella del cumpariello. Senza dirmi niente, scrive un assegno e me lo porge, ecco quando puoi .... io lo guardo è senza cifra, glielo faccio osservare e mi fa, beh quella ce la metti tu....

Un attestato di stima che mi ha fatto enormemente piacere.

Quando siamo andati da Musicarte, il noto negozio di musica   nei pressi di Via Cola di Rienzo,  a comperare un pianoforte elettrico per Giorgio, uno Yamaha CVP-96, si mise a provare alcuni pianoforti a coda e mezza coda, in poco tempo si riempie il negozio di passanti che attratti dalla sua maestria entravano per ascoltare e capire chi fosse il talentuoso pianista, e alla vista di Carosone, autografi e richieste di questa o quella canzone che non finivamo più.

Renato era solito suonare dalle 4 alle 8 ore al giorno per mantenersi in esercizio, e Lita spesso reclamava, sempre questo pianoforte, sempre questa musica! Così gli costruii uno studio insonorizzato ed attrezzato per suonare e registrare a qualsiasi ora del giorno e della notte senza creare disturbo ......

Per un periodo lo ha seguito nei suoi concerti Epifanio Marolo, un comune amico di Pomigliano d'Arco, anche lui musicista appassionato e ammiratore di Renato.

Molti si sono avvicinati a lui per trarne vantaggi e visibilità, anche nomi affermati, prima durante e dopo. Qualche volta fino al disgusto.

In uno dei nostri incontri Renato mi racconta di avere fatto un sogno: Totò e Charlie Chaplin in paradiso che su una fiabesca carrozzella cantavano le loro canzoni: malafemmima e Luci della Ribalta, e che avrebbe voluto realizzarne un disco.

La storia si ripete, studio, musicisti pochi perché fa tutto da sé, ma ci manca la voce di Totò, perché quella di Chaplin con un accento un po' "broccolino" come diceva scherzosamente l'avrebbe fatta lui stesso.

Ci mettiamo alla ricerca di un doppiatore, si presenta un certo Dodo Gagliarde ma non ci convince, chiamo Enrico Montesano ma non mi risponde. Alla fine provo con Carlo Croccolo, vado a trovarlo a Roma dove gestiva un teatro in Via Capo d'Africa, accetta volentieri. L'incontro con Renato è molto bello, si abbracciano, sono vecchi amici e passiamo subito alla registrazione, sempre al Pomodoro Studio. Curioso che alla fine della canzone quando Totò e Chaplin devono salutarsi, Renato aveva previsto uno " statte buono Charlie, Croccolo gli suggerisce: Totò avrebbe detto "i miei omaggi Charlie" e così è stato.

Il disco uscirà poi con il titolo "I magnifici due".

I racconti di Renato, come sono nate le sue canzoni:

Caravan petrol

Le idee a Nisa le davo quasi sempre io, non perché lui non ne avesse, ma perché aveva bisogno di essere stimolato. Nicò, dobbiamo fare una canzone sul petrolio, e lui rispose: “Ma come si può fare? Che schifo! Io che ho fatto sempre canzoni su belle femmine”. Io incito Nicò, facimmo ‘a storia ‘e ‘nu napulitano che diventa pazzo e va cercando ‘u petrolio a Napule. Nisa divertito comincia così: “m’aggio affittato ‘nu cammello, m’aggio accattato ‘nu turbante...” ‘A Rinascente aggiungo io. L’intesa tra noi è a dir poco straordinaria, ci divertiamo un mondo. Ma quando scrisse “Cumme si bello ‘ncoppa a stu camello” ed io per la metrica musicale, dissi che era meglio “a cavallo a stu camello”, mi disse “Renà, o iamme a cavallo o iamme a camello, ti devi decidere!”.

'O sarracino

Una mattina telefonai a Nisa: Nicò ho un’idea per una nuova canzone. Immagina, all’orizzonte nel golfo di Napoli, si vede spuntare una nave tutta bianca, si avvicina, e sopra un uomo di colore, pure vestito di bianco. Un tipo orientale, di quelli che fanno impazzire le ragazze, insomma un “saraceno” ma americano, alla Harry Belafonte per intenderci. Nicola mi guarda un po’ assorto come se stesse già pensando ai versi della canzone e mi fa: ma perché proprio americano, può essere benissimo napoletano “ ‘sto sarracino “. Io di rimbalzo, Nicò, se mi togli il “ negro americano “ finisce la canzone. Renà non ti preoccupare, lo abbronziamo, ma deve essere napoletano, e nacque ‘nu bello guaglione coi capelli ricci ricci e ‘o sole ‘nfaccia.

Tu vvuo' fa' l'americano

fu il frutto della mia prima collaborazione con Nicola Salerno in arte NISA. L’allora direttore della RICORDI il dott. Rapetti , (padre di MOGOL) ci commissionò dei pezzi per partecipare ad una gara radiofonica e tra i testi che Nisa tirò fuori dalla sua tasca c’era appunto, Tu vuò fa l’americano, che mi colpì subito. Mi sedetti al pianoforte, misi il testo sul leggio, e cominciai a suonare con la mano sinistra, mentre Nisa e Rapetti aspettavano che succedesse qualcosa. La canzone nacque in un quarto d’ora, di getto, una vera bomba, eravamo tutti come impazziti. Capimmo immediatamente che sarebbe stato un grandissimo successo

Torero

Mancava il dodicesimo pezzo per un disco, ero disperato perché in partenza per una tournè, c’era poco tempo. Ripetevo dentro di me: aggia truvà ‘na cosa, e siccome nella mia mente c’era la Spagna, appunto dove saremmo andati in tournè, esclamai: Uè torero! E Nisa rispose “te si piazzato ‘ncapo stu sombrero”. Andammo avanti spediti fino a che non ci impuntammo sulla rima che doveva finire in “è” sulla frase “cu ‘nu sicario avana e ‘a cammesella ‘e...”. Consultammo il rimario, le provammo di tutti i colori, niente! Non immaginereste mai dove si sbrigliò la matassa, si proprio al gabinetto, mi venne in mente la parola “picchè”, che urlo di gioia, la canzone era terminata. Gli spagnoli lo scambiarono per un inno al Torero, in America funzionò a meraviglia, un successo mondiale. Torero restò per 14 settimane in testa alle classifiche americane dei dischi più venduti, credo sia stata incisa in più di trenta versioni e tradotta in tutte le lingue.

La passione per la pittura

“Fu una sera del 1968 che mio figlio Pino si iscrisse ad un corso di disegno presso l’Accademia di Brera di Milano, e mi invitò a seguirlo. Non esitai un attimo, e mi iscrissi a mia volta. Iniziò così, dopo la musica, la seconda importante esperienza artistica della mia vita. Capii subito che pittura e musica vivono sotto le stesse leggi, e che un quadro fatto solo di colori non ha ragione di essere, così come la musica fatta soltanto di melodia conduce inevitabilmente alla noia, quindi il fattore (per me) essenziale è il ritmo, ovvero il disegno. E’ su questa precisa convinzione che non ho mai abbandonato la mia ricerca di un genere figurativo che contenesse questi due elementi, e che richiamasse alla mente la mia stessa musica. Questo volevo ottenere, e sono certo di non essermi tradito Era scritto!” “Per me è la facciata B delle cose la più interessante, il lato del viso che non vogliamo scoprire; in altre parole il “difetto”. Che io faccia musica o pittura, è il difetto la cosa da valorizzare o da mettere in risalto, tanto è stucchevole e noiosa quella perfezione che conferma la regola, secondo la quale 62 “il meglio è nemico del bene”. Da quando in musica scoprii quanto il lato negativo del soggetto attirasse l’attenzione o l’interesse dell’ascoltatore, mi dissi: ecco la chiave! E a due passi c’era l’ironia che non tardai a rendere parte integrante del mio pentagramma. Da un po’ di tempo pennelli e colori costituiscono la più giusta alternativa alla mia musica, ed oggi vivo un po’ sul bianco e nero del pianoforte, e un po’ sul colore dei colori”.

Due lettere di Gegè, una a Renato, una a Lita

Caro Renato Ancora una volta ti chiedo scusa di non aver accettato la tua simpatica proposta di lavoro. Ti prego di non giudicare male questa mia decisione e non interpretarla come un ripicco o chissà che cosa. Di quello che è accaduto tempo fa non ricordo niente e credimi non porto rancore a nessuno; anzi sono io che ti devo ringraziare per avermi fatto conoscere tante cose belle della vita in tutti gli anni che siamo stati insieme, e grazie a te sono diventato il Gegè nazionale ed un personaggio importante in Italia, tutte cose che sicuramente non sarebbero accadute se non avessi incontrato te. Mi piacerebbe ancora essere al tuo fianco e chiamarti “Maestrino” ma purtroppo non ne ho voglia, mi manca l’entusiasmo di una volta , ed in più fisicamente sono stanco di andare in giro. Ti informo pure che con il lavoro passato e i continui spostamenti che ho fatto mi è venuta una bella ernia inguinale con accompagnamento di artrite cronica poliarticolare che mi porto addosso da tanto tempo. Queste sono le uniche ragioni che giustifico con te il perché non ho accettato la tua offerta, mi sono venute anche altre offerte ma le ho rifiutate tutte perché non m’interessano. Ti dico solo una cosa, che se dovessi ricominciare da capo a menare la batteria, vorrei con tutto il cuore nuovamente al mio fianco il caro ed affezionatissimo “maestrino” Renato Carosone. Un forte abbraccio dal tuo sempre batterista e amico. Napoli 10-11-1978 Gegé

 

Cara sorella Lita Con il 14-1-1979 compio i miei 61 anni ( e stavolta ho fatto bene i conti). Indipendentemente dal lavoro del guerriero Renato desidererei tanto vederti assieme al maestrino che come vedo non sta mai un momento fermo. Non ci vediamo dal maggio del 1975 dove se mi ricordo bene abbiamo passato una magnifica serata assieme a Pino e famiglia. Ti prometto che se mi dovesse capitare di venire a Roma verrò senz’altro a farti visita; e sono sicuro che troverò Renato che ha cambiato ancora una volta la sua attività , dopo aver fatto il pianista, il maestrino, il programmista il giardiniere il mobiliere, l’ingegnere il vinaio il pittore, il costruttore il viaggiatore e l’amministratore vestito con una tuta cosmonauta spaziale pronto per decollare sulla luna. Con il piacere di rivederti ancora un grosso bacione dal tuo sempre Gegè. Un caro saluto a Pino e famiglia. Ancora saluti dal giullaroso! Napoli 10/11/1978 Gegè

Appunti:

I veri motivi del ritiro, li ascoltiamo dalla sua voce, raccontati una sera davanti al pianoforte bianco, incalzato dalle domande di Lilly Greco.

I rapporti con il Gruppo, che non sono stati sempre idilliaci.

La storia di 'Nu sassofono americano, canzone nata durante i giorni di lavoro per la registrazione del "Carosone '82, ed ispirata dal Bernardo Lafonte.

La storia di Fortuna che sei qui, una canzone nata al Pomodoro studio in una pausa di registrazione, Renato mentre parla con Sandrino, "butta" le dita sui tasti del pianoforte e spiega: "vedi il successo di una canzone spesso è in una nota, e fa degli esempi con E se domani, Roma nun fa' la stupida stasera, e distrattamente suona una melodia che resta nella mente di Sandrino che non si lascia sfuggire l'occasione.

Ci mette un testo dal titolo "Fortuna che sei qui" e mentre si aspettava che Fiorinda chiamasse con il solito "Ohe' il pranzo è pronto, venite giù". Sandrino risuona il pezzo a Renato, che non lo riconosce, ma lo trascrive sul pentagramma su sua richiesta. Alla fine gli fa con tono scherzoso "cinquantamila" (era il prezzo di una trascrizione), e Sandrino: "io ti do le cinquantamila, ma la canzone è tua..." e lui "non mi dire...". Gli racconto la storia e si ricorda tutto mentre la risuona abbozzando il testo che è in italiano, e aggiunge "qui ci vorrebbe Mina!". Tanto che la definisce una nuova Maruzzella.

La storia di Ragazzo del Sud, che all'origine si chiamava "Neapolitan paradise" su testo di Dino Verde. Doveva essere la sigla di una trasmissione con le gemelle Kessler che non fu mai fatta. Renato mi disse "Sandrì scrivilo tu il testo perché così non funziona, "è nato pe' n'ata cosa".... Così scrivo la sua storia che racconta di un ragazzo del sud .....

Episodi flash

La promessa mancata di Vittorio Salvetti: Carosone non viene invitato all'Arena di Verona.

Il concerto di Siena al Teatro dei Rinnovati su Piazza del Campo, prima uscita in pubblico con le nuove canzoni del Carosone '82.

La carrozzeria di legno del suo pianoforte realizzata dalla falegnameria dei F.lli Aquilani, per trasformare il suo pianoforte elettrico in un "quartino di coda".

Undici Maggio 2001 Undici Maggio 2001, ore 21,00, a Vetralla si svolge la terza edizione della “Selva D’Oro”, e gli ospiti sono tanti, come e forse più delle precedenti edizioni. Tutto è pronto per la grande festa, mentre si esibiscono i tre giovani selezionati durante il corso di serate che si sono svolte nei vari paesi della Provincia di Viterbo, dietro il grande palco, sono a fare gli onori di casa, ad accogliere con Elio Cipri , i Big Renzo Arbore e Tony Renis. Tra un discorso e l’altro , fatto di programmi, ma anche di ricordi, un pensiero va a Renato Carosone, che avrei voluto a Vetralla già dalla prima edizione , se mai ci fossero stati di mezzo i problemi di salute che hanno limitato le attività del “grande maestro” Renzo Arbore appena tornato da una tournee musicale in Giappone, mi parla di Renato, ed io gli propongo di salutarlo al telefono, proprio perché negli ultimi tempi ha avuto molta difficoltà a mantenere il ritmo di vita e di contatti che era solito intrattenere. Senza indugi formo il numero di telefono, e mi risponde la moglie Lita, io so già che se il maestro non è in buona vena , mi farà riferire che dorme o che non è in grado di rispondere. Fortuna vuole che Renato è in grande forma, Lita me lo passa ed io gli dico che in questa favolosa serata, che sta per iniziare, siamo qui ansiosi di salutarlo, con gli amici Renzo Arbore e Tony Renis , ci scambiamo poche ma significative parole, poi passo il telefonino a Renzo che oltre a salutarlo, lo incoraggia e gli da un appuntamento per vederci tutti insieme, per fare progetti futuri, lui è euforico e si lascia trasportare con l’entusiasmo di un bambino, poi passa la linea a Tony Renis, che calorosamente lo saluta e idealmente lo abbraccia, con l’intento di incontrarlo al più presto. E’ l’ultima volta che sento la voce del mio amico Renato , del “maestro”, che mi ha accompagnato per tanti anni, con la sua amicizia, quelli che hanno segnato anche il percorso della mia vita.

Pochi giorni dopo, è il 20 maggio 2001, Renato se ne va ..... lasciando un vero tesoro di musica e canzoni, e un sorriso velato di malinconia.

Con Renzo ci incontriamo durante la commovente cerimonia di addio nella Chiesa degli Artisti, a Piazza del Popolo a Roma, dove migliaia di fan, colleghi e amici, salutano Renato con un commosso , lungo ed intenso applauso.